23 Le reti. La storia e le diversità delle reti.
Sappiamo
che per complessità si intende ciò che viene espresso da una molteplicità di
elementi, siano essi parti di strutture, di nuclei funzionali o di gruppi
omogenei di qualsivoglia natura. L’essenza di qualsiasi componente complesso è
costituita dai rapporti che formano una rete strutturale.
La materia é una rete, il cervello é
formato da una rete di neuroni connessi tra loro tramite gli assoni ed i
dendriti; le cellule stesse costituiscono delle reti e rappresentano esse
stesse una rete di molecole connesse da reazioni chimiche; gli ecosistemi, le
catene alimentari sono anch’esse reti, come le società, le amicizie, la
tecnologia e qualsiasi elemento in rapporto con altri, in ogni campo la
struttura é costituita da reti. Anche il linguaggio, espressione di un insieme
di parole unite sintatticamente ad altre, rappresenta una rete che rappresenta la base della
formulazione dei concetti, che possedendo e presentando qualità e significati
su di un piano superiore, sono espressione di un cambiamento di fase. In
definitiva le reti sono ubiquitarie.
Le nostre conoscenze nei vari campi
del sapere si sviluppano in continuazione di giorno in giorno e si amplificano
esponenzialmente evidenziando sempre strutture reticolari; reti metaboliche,
quelle degli ecosistemi, reti genetiche, delle organizzazioni economiche, dei
rapporti sociali e delle forze strutturali. Ma il dato più significativo, che
emerge e rappresenta un traguardo sino a poco tempo fa inimmaginabile, è che
tutte le reti soggiacciono a leggi identiche ed incredibilmente semplici,
capaci di governare la loro evoluzione e di chiarire i rapporti strutturali di
tutti i loro componenti.
Anche la ricerca scientifica è
costituita da informazioni che realizzano una rete conoscitiva. Orbene se la rete è ordinata i risultati saranno
certamente validi, ma risultano specifici di un rapporto tra due nodi o tra
nodi viciniori [1] e sicuramente la ricerca
anche se utile non sarà ridondante; se viceversa il risultato si estende a
conoscenze e ad aggregati anche lontani, costituendo di fatto una rete “com’è piccolo il mondo” [2], la
ricerca risulterà ridondante ed i risultati si estrinsecheranno e si
evidenzieranno anche in nodi lontani, con una diffusione cognitiva estremamente
più significativa. Da questa considerazione deduco che la ricerca deve essere
sì specialistica, ma deve possedere o è bene che possegga, una prospettiva
generale non solo teorica, ma almeno carica di similitudini e di analogie con
altri sistemi anche diversi o dissimili. A volte queste corrispondenze si
evidenziano anche dopo tempo e al di fuori delle prospettive e delle finalità
iniziali dello studio e delle intenzioni del ricercatore. La stessa circostanza
si è verificata nell’evoluzione darwiniana: una struttura organica, non più
utilizzata per milioni d’anni viene poi adottata in altri contesti e con
finalità differenti da quelle iniziali.
La conoscenza di qualsiasi entità
deve venir sempre considerata sul piano delle fasi, in tutta la sua complessità
per essere valutata in modo complessivo dall’attrattore [3]
corrispondente e per evidenziare tutte le sue caratteristiche complessive.
La storia
delle reti
Sul
finire del ‘700 il matematico Eulero [4] era
solito passeggiare per la sua Koenisberg [5] al
termine delle giornate passate tra libri e calcoli trigonometrici. Koenisberg, l’attuale Kalilingrad città della
Lituania, è anche nota per aver dato i
natali ad Emanuel Kant. La città allora era divisa dalle anse e dalle
diramazioni del fiume Preghel e manteneva la sua unità grazie ai sei ponti [6], che
venivano giornalmente attraversati dallo studioso. Come per gioco il matematico
si pose banalmente una domanda: quanti ne avrebbe dovuto attraversare una sola
volta, passando per tutti i quartieri e gli isolotti della città; da quella
semplice curiosità nacque un nuovo capitolo della matematica: la matematica dei
grafi, delle reti, che trovò applicazione al gioco degli scacchi e ad altre
amenità del genere; poi, dopo tante sovrapposizioni teoriche, dopo essere
rimasta sepolta come astrazione matematica ad interessare i pochi studiosi
adusi a vivere in un mondo astratto senza alcun legame con la realtà
quotidiana, solo recentemente ha trovato spunti applicativi nel contesto
informatico delle reti internet, facendoci comprendere che lo schema rete
coinvolge tutte le strutture e dando così inizio alla dimostrazione della sua
ubiquità.
Dalla realtà dei ponti, alla ricerca
astratta, alla profonda verità della realtà.
Ed é particolare anche la
coincidenza che l’individuazione del concetto rete sia emersa a Koenisberg,
città natale di Kant, il filosofo che ha riportato l’Uomo e l’Io al centro
della conoscenza al pari di Kopernico, che riportò il sole, dopo duemila anni [7], al
centro del sistema planetario. Analogamente lo studio delle reti, iniziato
dalla curiosità di Eulero, ora sta portando alla comprensione che l’essenza di
ogni struttura è rappresentata dalle reti stesse, che rappresentano il fulcro
per comprendere la complessità del mondo.
Anche la scienza presenta una
struttura complessa e ramificata. Le idee, che ne sono alla base, possono
sorgere in qualsiasi contesto e da qualsiasi parte e si diffondono come le
epidemie: nessuno può predire in quale campo daranno i loro frutti e a quali risultati
porteranno. Ma la loro dinamica segue una struttura ramificata a stella, i cui
raggi si embricano, collidono e si affiancano a strutture preesistenti.
Non sono d’accordo con
l’affermazione di Petr Kapitza: “Il
coccodrillo non gira mai la testa e, come la scienza, procede sempre in avanti
con la bocca spalancata”; considero la scienza e le idee che ne sono il
fondamento e ne costituiscono la base, come un sasso, che scagliato sulla
superficie di un lago determina il
concentrico moto ondoso che diffondendosi viene recepito da quanti osservano, o
cercano di osservare la causa del
movimento, e comprendono il significato del moto ondoso concentrico. A volte
come un cancro che si diffonde e migra a distanza, utilizzando la
configurazione di una rete “com’è piccolo il mondo”, quando una singola cellula
cancerosa abbandona la sede primaria per
migrare in altra sede e dar origine ad una metastasi.
La diversità delle reti.
Le reti schematicamente possono
essere suddivise in: reti ordinate, reti casuali, reti com’è piccolo il mondo e
reti a invarianza di scala.
Ma
andiamo per ordine: la rete ordinata presenta nodi generalmente vicini
connessi tra loro regolarmente; ogni
nodo possiede un numero di connessioni simile a quello cui é collegato. La
cerchia dei nostri amici é l’esempio calzante di una rete ordinata ed è
sinonimo di grappolo, intendendo per grappolo la connessione tra punti vicini.
La
rete casuale, o aleatoria, invece non possiede questa caratteristica “sociale”
di grappolo, e possiede collegamenti tra nodi anche distanti.
Queste due tipologie di reti
presentano una caratteristica comune: i nodi di entrambe sono tra loro
collegati da rapporti e connessioni che manifestano una tipica distribuzione
gaussiana a campana: ogni nodo é in relazione con altri con un numero pressoché
simile di collegamenti: i nodi posseggono tutti le stesse possibilità, la rete
é democratica, perché il numero delle
connessioni tra i nodi di una rete ordinata è lo stesso per ciascun nodo e la
sua distribuzione può venir espressa su
di un grafico espresso da una curva simmetrica a campana; in una rete casuale
la distribuzione delle connessioni si comporta analogamente: solo poche
connessioni deviano dalla media.
Quando ancora i fisici si occupavano
solo delle reti regolari e delle simmetrie nelle diverse strutture cristalline,
le reti sociali erano studiate da Derek de Solla Price [8] sin
dagli anni 60 ed in seguito da Paul Lazarsfeld [9] negli
anni settanta. L’evidenza dell’universalità delle proprietà generali delle reti
complesse e la conseguente importanza dell’impatto significativo per
l’efficienza dei processi dinamici da loro evidenziato emergeranno in seguito
solo dopo l’individuazione delle reti “com’è piccolo il mondo” ad opera di Wats
e Strogatz.
Alcuni anni fa lo psicologo americano
Stanley Milgram [10] fece
un esperimento singolare: inviò a 296 persone del Kansas e del Nebrasca una
lettera, che conteneva una seconda lettera destinata ad un suo amico, agente di
cambio, sulla quale era specificato solo il nome e la professione dell’amico,
senza specificare l’indirizzo; chi avesse ricevuto la missiva doveva farla
arrivare al destinatario, inviandola a sua volta ad una persona di sua
conoscenza, persona che riteneva avesse maggiori probabilità di conoscere il
suo amico agente di cambio.
Lo psicologo, fatto che ha
dell’incredibile, scoprì che molte lettere arrivarono a destinazione in soli
sei passaggi! Nacque da allora il concetto
dei sei gradi di separazione [11] - fatto che pur
affascinante – ci sembra quasi fantascientifico; come é possibile che in un
pianeta abitato da più di sei miliardi di persone, ogni individuo sia collegato
a tutti gli altri attraverso una catena di solo sei conoscenti? Del resto a
tutti noi è capitato di incontrare in vacanza o in una città straniera persone
che conoscevano il parrucchiere della nostra zia (!) o la moglie del professore
delle medie. Coincidenze? Ma come mai
capitano così spesso?
Nel 1998 i matematici Duncan Wats e Steve Strogatz [12] della Cornell
University cercarono di chiarire il dilemma elaborando una loro teoria dei
grafi.
Per comprendere ed interpretare i
sei gradi di separazione dell’esperimento i due matematici Watts e Strogatz
considerarono un tipo di rete che hanno chiamato: ”come é piccolo il mondo”: questo grafo è un grafo ordinato in cui
alcune connessioni vicine vengono sostituite da connessioni distanti, casuali a
lunga distanza. In questo caso un numero minimo di connessioni a distanza può
trasformare un grafo ordinato in un grafo “piccolo
mondo”. L’effetto “piccolo mondo” alle reti sociali (gruppi di amici)
permise alle lettere inviate dallo psicologo ad arrivare al suo amico con solo
sei passaggi. Questo breve racconto presenta come potete intuire una notevole
importanza ed il suo significato può essere traslato in qualsivoglia rete: biologica,
strutturale, sociale e funzionale. Immaginiamo ad esempio quello che si
verifica in corso di epidemie; l’effetto “piccolo mondo” di Watts e Strogatz ne
facilita la diffusione e può essere causa di determinare lo stato critico (di
cui parleremo più avanti), ma, nel nostro caso, sconvolgendo le politiche
sanitarie o quelle economiche ad esse collegate.
L’esperimento di Milgram è stato a lungo contestato per
l’esiguità del campione ed i risultati non sono stati ritenuti generalizzabili.
Nel 2003 Watts, sociologo alla Columbia University ha compiuto uno studio
analogo con la posta elettronica [13] che
ha coinvolto 61mila persone di 166 paesi. Il risultato ottenuto ha dimostrato
che sono bastati da cinque a sei passaggi perché una lettera raggiungesse il
limite opposto della catena.
Recentemente David Jensen
dell’Università di Amhrest del Massachusett ed il suo dottorando Ozgur Simsek [14]
hanno elaborato un modello matematico capace di evidenziare la rete
distributiva dell’esperimento di Stanley Milgram. Il problema, espresso
matematicamente, è basato su ovvie constatazioni: in primis che le persone
tendono a frequentare ed a conoscere persone a loro più simili ed anche che
ciascuno possiede una sua diversa cerchia di conoscenze. L’algoritmo messo da loro in evidenza può essere
adattabile ai problemi di condivisione dei files musicali nella rete internet
ed a costituire un sistema d’allarme e di rapida difesa contro la diffusione
dei virus informatici.
Nel 2006 Jure Leskovec e Eric Horvitz,
ricercatori del colosso Microsoft,
hanno condotto lo studio “Progetto Microsoft Messenger”, partendo
dal principio che tra due utenti che si scambiano messaggi di testo viene
monitorata la lunghezza dei legami necessari; per connettere 180 miliardi di
diverse coppie di utilizzatori presenti nel database Messenger, gli autori
hanno ricavato che fra due utenti del programma in media vi sono 6,6 gradi di
separazione [15].
Ai primi del novecento Vilfredo Pareto [16], famoso
economista, appassionato di matematica e studioso di fisica newtoniana, dopo
aver lavorato per più di vent’anni come ingegnere ferroviario, dedicò il resto
della sua vita ad un sogno che covava da tempo: trasformare l’economia in una
scienza esatta, individuando leggi sottese simili a quelle che regolano il moto
degli astri; il suo sforzo fu coronato da successo. Pareto divenne il Newton
dell’economia! I tre volumi del “Trattato”, che testimoniano la sua più che
feconda attività, possono essere paragonati in campo economico ai “Principia”
di Newton. L’economista Pareto, come tutti i veri e sinceri entusiasti delle
proprie ricerche e del proprio libero lavoro, era una persona eclettica, che
dimostrava tanti interessi; diversificando le sue osservazioni in vari settori,
riuscì a sintetizzarle nella regola, in
seguito chiamata dell’80/20, divennuta in seguito famosa; l’economista aveva
osservato, ad esempio, che l’80% dei piselli sono contenuti nel 20% dei bacelli
e che in campo economico l’80% dei possedimenti agrari appartengono al 20%
degli agricoltori. Questa regola generale messa in evidenza dalle sue
osservazioni può essere apportata in quasi tutti i campi: l’80% dei profitti di
un’azienda viene prodotta dal 20% degli impiegati (la famosa legge di Murphy),
l’80% delle decisioni vengono prese nel 20% del tempo delle riunioni, e così
l’80% dei crimini viene commesso dal 20% dei criminali e l’80% delle citazioni
bibliografiche segnalano il 20% dei lavori scientifici. Praticamente il
principio dell’80/20 si riferisce ad una verità che ci coinvolge nella nostra
quotidiana attività e che possiamo noi stessi considerare: i quattro quinti
delle nostre fatiche non sono produttive: solamente il 20% delle nostre fatiche
producono risultati tangibili, mentre il restante 80% serve per il meritato
riposo!
Questa distribuzione dei valori, per
nulla simmetrica, delle attività prese in considerazione e la sua diffusione
ubiquitaria in natura, certamente non é in linea con quanto della statistica ci
è familiare; non viene cioè espressa dalla famosa curva gaussiana. La nostra
concezione statistica è frutto di un mondo stabile, della fotografia della
realtà e viene espressa da una curva gaussiana, mentre la regola del 80/20
esprime un realtà dinamica, inserita nel
tempo, a sua volta espressa da una curva alla potenza.
La distribuzione regolata da una
legge di potenza non evidenzia un picco, non è espressa da una curva gaussiana,
ma presenta una distribuzione asimmetrica; vi è una gerarchia di nodi che
iniziando da pochi, con caratteristiche quantitative maggiori si dipana
gradualmente in una moltitudine di elementi con caratteristiche quantitative
progressivamente minori. Questa distribuzione è tipica in tutte le reti
complesse del mondo reale, ed è l’espressione di una legge di potenza svelando
matematicamente l’ubiquità della struttura frattalica, inserita nel parametro
tempo. La distribuzione degli elementi non è né ordinata né casuale; la
distribuzione energetica dei terremoti ed i frammenti di una patata ghiacciata
ne sono tipici esempi, come vedremo più avanti.
Questa distribuzione, espressione di
un fenomeno regolato dalla legge di potenza caratteristica delle reti ad invarianza di scala (Reti scale-free) è stata individuata sin dal 1999 in tutte le reti complesse e
in tutte le dinamiche del mondo reale e ha fornito la dimostrazione matematica
di non appartenere alle reti casuali. In una rete “scale-free” esistono pochi
nodi con un numero enorme di collegamenti e tantissimi con pochi: il grafico
che la esprime, evidenzia la distribuzione dei collegamenti disposti secondo la
legge di potenza: pochi nodi “ricchi” con tantissimi collegamenti e gli altri
“poveri” con un decremento continuo di pochi collegamenti; la curva non é
gaussiana, a campana, ma viene descritta da una funzione che decresce con
continuità: il grafico che risulta su scala doppiamente logaritimica é una
retta.
La curva caratteristica esprime
l’esistenza di un fattore dinamico di una aggregazione inserita nel tempo, del
prima e del dopo, e non è l’espressione di staticità e di immobilismo. La legge
di potenza, che ora possiamo definire la legge degli eventi evolutivi
complessi, è ubiquitaria [17] ed
esprime dinamiche non casuali, ma segnala il loro divenire, la loro
progressione, come si è constatato anche in fisica, nelle transizioni di fase,
presente e caratteristica del passaggio tra il disordine e l’ordine e tra uno
stato termodinamico ad un altro; inoltre la legge di potenza rappresenta il
marchio, lo stampo dell’autorganizzazione dei sistemi complessi.
In tanti sistemi le reti sono del
tipo “scale-free”: le reti sociali, le reti che uniscono le citazioni dei
lavori scientifici, quelle che collegano la posta elettronica, e lo stesso avviene
nel mondo degli affari, delle alleanze industriali, degli attori, che hanno
partecipato ai film di Hollywood, e si ritrovano anche in biologia, nelle
cellule [18],
costituendo reti di interazione tra le proteine e documentando, con la loro
presenza il divenire evolutivo.
La rete
capitalistica che avvolge il mondo e che ha determinato lo sviluppo economico e
sociale, rendendo quasi universale la diffusione del benessere e che da molti
era avversata, attualmente sta implodendo e trascinando in una crisi di
dimensioni maggiori di quella del 1929, crisi che rappresentò il “battito d’ali
di un avvoltoio” della seconda guerra mondiale.
Per studiare questa rete essenziale per la nostra sopravvivenza un
team di teorici dei sistemi complessi del Politecnico Federale di Zurigo [19], ha
applicato la matematica utilizzata per modellare i sistemi naturali ai dati
delle aziende con l’obbiettivo di completare una mappa delle proprietà delle
multinazionali mondiali. Sono state individuate 43.060 società multinazionali e
relative partecipazioni azionarie incrociate che le collegano desunte dal
database (Orbis 2007), che aveva classificato 37 milioni di società e di
investitori di tutto il mondo. Il modello ottenuto ha evidenziato quelle
società che controllavano altre abbinando i ricavi di esercizio per assemblare
la mappa e la struttura del potere economico. Questo studio, che è scevro da
influenze giustizialiste da un lato o da filosofie liberiste del libero mercato
dall’altro, ha fotografato la realtà ed è stato pubblicato su PloS One [20]
riuscendo ad individuare un nucleo di 1.318 società con proprietà incrociate,
in cui ognuna è vincolata con almeno due o tre società e mediamente connesse ad altre venti; inoltre,
considerando gli assetti proprietari si è arrivati ad individuare 147 società
ancor più stabilmente annodate tra loro. La cui proprietà era a sua volta
detenuta da altri membri della “superentità” che controllava il 40% di tutta la
ricchezza del reticolo! Questa situazione indica che meno dell’1% delle società
sono in grado di controllare il 40% dell’intera rete. Ricordo che la famosa legge
di Pareto evidenziava e stabiliva che l’80% delle ricchezze era posseduto dal
20% dei proprietari; in questo caso la concentrazione del 40% delle ricchezze è
posseduta dal 1% dei paperoni! Una concentrazione di ricchezze che supera di
dieci volte quella stabilita dalla famosa legge del 20/80 e che dimostra da un
lato l’appetito insaziabile dei capitalisti e dall’altro l’interconnessione
delle proprietà delle società considerate! Inoltre viene messa in evidenza la
struttura piramidale elevata, che similmente al “mucchietto di riso” ha
raggiunto il limite critico, potendo crollare da un momento all’altro per una
minima sollecitazione.
Questa concentrazione del potere
economico in sé non è né positiva né negativa e non dipende da una volontà
sovversiva, ma ciò che preoccupa é la stessa interconnessione del nucleo
centrale che presenta un elemento generatore di instabilità generale, causato
da un piramidalismo il cui vertice è rappresentato da elementi di peso
specifico superiore a quelli sottostanti; questa situazione determina una
maggiore instabilità del sistema, che comunque è tutto interconnesso, perché se
una società si trova in difficoltà il problema automaticamente si propaga evidenziando
l’effetto domino ed il crollo del sistema: come avviene nel famoso esperimento
di Bach, Chao e Weisenfeld della criticità aut organizzata, quando l’ultimo
chicco di riso causa il crollo finale (vedi Capitolo 28).
Lo studio comunque dimostra, ma è
una misera considerazione, che la superorganizzazione non è il risultato di una
cospirazione organizzata e voluta, perché in qualsiasi sistema a rete i nuovi
entrati si connettono ai nodi maggiormente connessi (a chi ha a quello sarà
dato…), perché il fine comune è solamente quello di accrescere il guadagno. E
la criticità è insita nel sistema stesso.
Questa situazione pertanto,
sfrondata da considerazioni etiche, rientra solamente nella logica
dell’autorganizzazione dei sistemi dinamici. Rappresenta una situazione reale e
le politiche economiche ne dovrebbero tener conto!
Friedrich von Hayek [21], che
fu il primo a considerare il processo evolutivo come un fenomeno emergente dal
basso, affermò, all'inizio degli anni `90, che "il liberalismo è l'unica
filosofia politica veramente moderna, l'unica compatibile con le scienze esatte
e converge con le più recenti teorie fisiche, chimiche e biologiche ed in
particolare con la scienza, allora detta del caos, in seguito formalizzata da
Ilya Prigogine.
L'ordine nasce dal caos sia nell'economia
di mercato, sia nella natura stessa: milioni di decisioni si assestano
spontaneamente e non portano al disordine, bensì ad un “ordine superiore",
che comunque non è prevedibile, ma che purtroppo si affianca e contribuisce alla
criticità auto organizzata, che prima o poi, lo destina al fallimento.
Secondo
Murray Gell-Mann [22],
l'enorme complessità del mondo e dell'universo deriva dalla reiterazione
casuale e ripetuta di regole di base molto semplici. Per definire questo tipo
di ricerca coniò il termine Plectics, che studia la
concatenazione tra le leggi semplici ed i sistemi complessi, riscontrabile non
solo nelle dinamiche naturali, ma anche applicabili al linguaggio e
all'economia.
Il mondo evolve, vive e
continuamente si rinnova in bilico tra la fase anabolica dell’autorganizzazione
e la criticità autorganizzata, che costantemente lo accompagna.
I
meccanismi che governano la crescita e l’evoluzione sono rappresentati
innanzitutto dalla loro formazione e dalla loro comparsa; i nodi pionieri sono
certamente i più avvantaggiati, perché il tempo condiziona una maggiore
aggregazione con nuove connessioni costituendo
un “Hub” - nodo ricco –; e mi viene a mente quel passo del Nuovo
Testamento: “a chi ha a quello sarà dato, a chi non ha a quello sarà tolto
anche quel poco che possiede” [23]; ma
questo meccanismo di crescita non è l’unico: esiste infatti la possibilità che
un nuovo nodo, con caratteristiche particolarmente attrattive, riesca ad
assumere una rilevanza superiore; questa situazione si è verificata nel 1997
nella rete Internet, quando i motori di ricerca più utilizzati erano AltaVista
e Yahoo: comparve Google, che, per le sue
particolarità peculiari e maggiormente preferite dagli utenti, riuscì in poco
tempo a superare i concorrenti e a divenire il motore predominante della rete.
Questa situazione è stata una chiara smentita all’assunto per cui chi prima
arriva è il favorito. Del resto questa situazione evolutiva si è verificata in
numerose occasioni e in altri settori; ricordiamoci del Comet, il primo
aeroplano a reazione per passeggeri, operativo sin dal 1949 e poi surclassato
dal 707 della De Haviland. Anche nel campo dei personal computer si è
verificata la stessa situazione: il precursore Apple fu poi superato dal
personal computer dell’IBM; e potremmo dilungarci con numerosissimi esempi: la
Ford, in campo automobilistico, il nostro primo amore, che non abbiamo portato
all’altare [24]! Anche nell’ambito dello
spettacolo: quante volte gli attori nelle riedizioni di film di successo, hanno
superato quelli considerati cariatidi e insuperabili, attori che ai loro tempi
erano stimati i migliori in senso assoluto. Nelle relazioni umane, anch’esse da
considerare come reti, il successo dipende da diverse caratteristiche: dalla
simpatia, dalla bravura, dal carisma, dal talento dal tono della voce, dalla
bellezza, mentre in ambito industriale valgono non solo le caratteristiche
tecniche ed estetiche del prodotto, ma è rilevante il momento del lancio
commerciale, la moda del tempo ed i fattori contingenti, che possiamo
considerare come il profumo della pietanza e la loro giusta cottura. Le
caratteristiche valide nella rete Internet sono il contenuto del sito e
l’interesse che riesce a stimolare. Tutte queste qualità attrattive possono
venir espresse cumulativamente col termine di “fitness”, che indica le caratteristiche positive capaci di
catturare, di interessare, tanto da indurre il cibernauta al collegamento
preferenziale. Come nel caso di un incontro, a far innamorare a colpo d’occhio.
E’ recente la dimostrazione che bastano 50/millesimi di secondo [25] a determinare l’interesse verso
qualcuno o qualcosa; é questa una caratteristica di noi umani: considerare in
un batter d’occhi il nostro interlocutore, se amico o con intenti ostili; del
resto questa nostra qualità ha contribuito significativamente al nostro cammino
evolutivo, salvandoci nei millenni da chissà quanti pericoli ed aiutando
l’Uomo, maschio o femmina, a scegliere la persona idonea per la continuazione
della specie! La rete pertanto è da
considerare un’entità dinamica; ogni giorno, nel caso del web, vengono aggiunte
nuove pagine, mentre altre scompaiono o non vengono più utilizzate. Per
descrivere questo processo evolutivo è opportuno introdurre il concetto di
fitnees, che misura come si modifica la connettività all’aggiunta o alla
scomparsa con nuove connessioni. Per comprendere compiutamente le modalità con
le quali le reti possono evolvere dobbiamo fare una digressione sulla
superconduttività ed il condensato di Bose-Eintein, partendo da lontano:
all’inizio del ventesimo secolo i fisici si ponevano il quesito in che modo la
luce ed il calore potevano trasferirsi da un corpo all’altro anche nel vuoto;
in definitiva cercavano di comprendere quale fosse il legame – potemmo dire –
la connessione della rete che faceva da tramite a questo fenomeno, che riusciva
a trasferire le radiazioni elettromagnetiche.
Il quesito fu risolto da Planck [26] –
con la famosa legge di Planck – che abbandonava l’idea che le onde fossero il
tramite del trasferimento e utilizzò l’assunto che la connessione fosse
determinata da pacchetti discreti di quanti, di particelle; questa
interpretazione in seguito utilizzata nel ’21 da Einstein per predire l’effetto
fotovoltaico che gli valse il premio Nobel per la fisica. Dopo tre anni
Einstein ricevette una lettera da Satyendra Nath Bose, fisico indiano, di
Dacca, allora sconosciuto; lettera che conteneva un lavoro, rifiutato per la
pubblicazione dal Phylosophical Magazine della Royal Society di Londra e
riguardante l’argomento che Einstein considerò a tal punto valido da
pubblicarlo, dopo averlo tradotto in tedesco e accompagnandolo con una sua nota
aggiuntiva di elogio.
Sino ad allora gli atomi erano
considerati diversi gli uni dagli altri, ma forse il vento della democrazia (!)
indusse Bose a capovolgere il concetto considerandoli tutti eguali. Einstein,
che avallò con entusismo questa nuova visione scrisse, includendo le
considerazioni di Bose, la “Teoria quantistica di un gas monoatomico”, e , dopo
sei mesi un secondo lavoro su “La teoria quantistica del gas ideale
monoatomico”, nel quale descriveva, prevedendolo, uno stranissimo fenomeno: la
condensazione di Bose-Einstein. Gli atomi a temperatura normale collidono,
mentre se il gas viene raffreddato si dispongono tutti al loro livello
energetico più basso; il lavoro fu molto criticato, anche e soprattutto perché
non era allora possibile raggiungere la temperatura vicina allo zero assoluto
necessaria per la sua necessaria dimostrazione.
Dopo settant’anni, nel 1995, Eric
Cornell e Carl Weiman riuscirono a portare gli atomi di Rubidio alla
temperatura idonea per trasformarli in un nuovo stato della materia, il
cosiddetto “Condensato di Bose-Einstein”, nel quale la materia perde la
viscosità, tanto che se disposto in un recipiente riesce scivolando a
fuoriuscire e a ridiscendere sulla parete del recipiente e a diventare un
superconduttore!
Questo esperimento oltre a
confermare le intuizioni di Bose ed Einstein ha inaugurato un nuovo scenario
nella fisica atomica; rappresenta un passaggio al di là dello specchio, un
mondo nuovo tutto da scoprire: il condensato
di Bose-Einstein che entra a pieno diritto nello studio dei pilastri della fisica atomica: dalla nascita delle stelle, alla superconduttività, al teletrasporto [27] e, tramite l’intuizione di Ginestra Bianconi dalla evoluzione delle reti ad invarianza di scala a quella a modello fitness. La ricercatrice italiana, che collaborava con Barabasi, associò la condensazione di Bose – Einstein alla conduttività dei nodi della rete Internet, cioè intuì concettualmente che il livello energetico delle particelle potesse essere paragonato alla “fitness” dei nodi, come se le reti complesse costituissero un gas quantistico esteso come tutta la rete Internet! Questa intuizione modifica la visione delle reti, che da essere oggetti matematico-geometrici le identifica al mondo della fisica quantistica.
L’analisi di questa dinamica mette in evidenza un fenomeno a dir poco interessante e che costituisce un ponte tra il macrocosmo – il nostro mondo, la “terra di mezzo” – e il microcosmo, quello atomico dei quanti! Ginestra Bianconi e Laszlo Barabasi, utilizzando strumenti statistici utilizzati nella teoria quantistica dei campi, in una ormai celebre pubblicazione [28], hanno dato una spiegazione fisica, che interessa il comportamento delle reti scale-free, interpretando la funzione di fitnees come una sorta di temperatura della rete, legata all’attività dinamica di comparsa e scomparsa dei nodi, evidenziando in tal modo che al di sotto di certi valori critici del parametro η della legge di potenza, si determinano forme di “cristallizzazione” dei vertici di alcuni nodi particolari, che vengono a svolgere il ruolo dei livelli energetici (simili a quelli che si ritrovano nel condensato di Bose-Einstein [29], [30]). In altre parole è possibile dire che la conoscenza (i fattori, il significato, il peso, la temperatura) contenuta nei nodi della rete tende ad auto-organizzarsi sulla base di un gruppo di nodi superconnessi, che spontaneamente emergono dall’attività della rete. Inoltre, ampliando il significato e valutando questa similitudine tra le reti ed il condensato di Bose-Einstein a livello quantistico, inserendolo nello spazio delle fasi, ci porta a riflettere sull’uniformità di comportamento tra il nostro mondo e quello subatomico: un legame che dimostra l’omogeneità, l’uniformità delle leggi matematiche che si manifestano nel mondo subatomico dei quanti e nel nostro al quale si affianca la contingenza.
La stessa considerazione è stata così espressa e sintetizzata da Albert-László-Barabási, coautore della pubblicazione a proposito del contributo di Ginestra Bianconi alla ricerca: "La scoperta della Bianconi indica che le regole di comportamento di una rete sono identiche a quelle di un gas di Bose. Alcune proprietà delle reti complesse stabiliscono un ponte di collegamento fra il micro e il macrocosmo, con conseguenze tanto affascinanti quanto l'esistenza del collegamento stesso".
L’evoluzione delle reti ad invarianza di scala a quella a fitness porta alla formazione di un “Super Hub”. E noi potremmo domandarci cosa potrebbe succedere se un nuovo nodo entra in competizione nella rete con una fitness ancora più alta del nodo in cui è avvenuta la condensazione (il super Hub), e poi ne arrivasse un'altro ancora con fitness ancora più alta e così via. A questa domanda Ginestra Bianconi così ha risposto recentemente: “Quello che potrebbe accadere è che, a breve termine, la rete riesca a premiare nuovamente il migliore e il nuovo nodo diventare un super-hub, mentre a lungo termine c'è una probabilità finita che il processo si arresti e che il super-super-hub non sia il miglior nodo del network. Quindi in questo modello ci potrebbero essere barriere imposte dalla dinamica stessa, che impediscono di premiare il migliore: questo accade quando il successo descritto dal “preferential attachment” distrugge la competizione sulla qualità” [31].
Siamo immersi nelle reti del mondo ed ogni individuo, ogni unità è in contatto con gli altri, da vicino, da lontano, con tutte le possibilità di comunicazione che abbiamo a disposizione.
Se la rete é esposta ad un’altra rete acquisisce caratteristiche diverse; se questa seconda rete controlla, elide e induce nuove connessioni, la modifica come un’entità esogena, ad esempio la luce che favorisce la crescita di una pianta o brucia le foglie, se troppo intensa. Oppure acquisisce capacità vitali, autorganizzandosi esprimendo nuove caratteristiche, alla stregua dei primi atomi in molecole.
[1] Rete
ordinata
[2] Rete
com’è piccolo il mondo
[3]
Attrattore, cioè l’essenza geometrica riassuntiva di tutte le possibili variabili
di un sistema dinamico
.
[4]
Leonhard Euler (Basilea 15.4.1707 - San Pietroburgo 18.9.1783) Matematico
svizzero. Allievo di Johann Bernoull
[5] Koenisberg l’attuale Kalilingrad (Lituania) sulle
rive del fiume Preghel.
[6] Ponte
dei Bottegai, dei Fabbri, ponte di legno, ponte verde, ponte degli scarti E
ponte alto.
[7]Aristarco da Samo (310 a .C. -
230 a .C.),
filosofo e matematico greco anticipò di quasi due millenni la concezione eliocentrica
di Copernico. In “Sulle dimensioni e
distanze del Sole e della Luna” ,opera purtroppo andata perduta, ma i
cui dati sono riportati da Archimede.
[8] Derek John de Solla Price (1922-83) fisico, storico
della scienza e ricercatore.
[9] Paul Felix
Lazarsfeld (1901-1976) sociologo
statunitense di origini austriache.
[11] La teoria dei sei
gradi di separazione è un'ipotesi secondo cui qualunque persona può
essere collegata a qualunque altra persona attraverso una catena di conoscenze
con non più di 5 intermediari. Tale teoria è stata proposta per la prima volta
nel 1929
dallo scrittore ungherese
Frigyes
Karinthy in un racconto breve intitolato “Catene”.
[12] Duncan Watts e Steve Strogatz “Collective dynamics of “smallworld”
networks”. Nature
393, 440-442, 1998
[13] Peter Sheridan Dodds, Roby Muhamad, Duncan J. Watts An
Experimental Study of Search in Global Social Networks. Science, Vol. 301. no. 5634, pp. 827 – 829, 2003.
[14] Özgür Şimşek*
and David Jensen. Navigating
networks by using homophily and degree. PNAS 105,
(35) 12758-12762, 2008
[15] Jure Leskovec; Eric Horvitz. (EN) Worldwide Buzz: Planetary-Scale Views on an
Instant-Messaging Network (PDF). Microsoft
Research,
giugno 2007
[16] Vilfredo
Pareto (1848-1923) nacque a Parigi da padre italiano. Era un economista e
sociologo che, appena laureato in Economia, partecipò attivamente alla
battaglia liberista contro il protezionismo e l'asservimento dello stato a
interessi privati.
[17] M.
Buchanan “Ubiquità”. 2001. Mondadori.
[18] H.
Jeong, B. Tombor, R. Albert, Z.N. Oltvai and A.L. Barabasi Nature 651-54, 407,
2000.
[19] S. Vitali, J.B. Glattfelder, and S. Battiston
[20] S. Vitali, J.B.
Glattfelder, and S. Battiston “The network of
global corporate control”. PLoS ONE 6 (10), e25995 (2011)
[21] Premio Nobel per
l’Economia nel 1974
[22] Murray
Gell-Mann, Premio Nobel per la fisica nel 1969, è Professore Emerito di
fisica teorica presso il California Institute of Technology. E' fondatore del
Santa Fe Institute, dove attualmente insegna e è copresidente del comitato
scientifico. Ha scritto “The
Quark and the Jaguar: Adventures in the Simplex and the Complex”
(Freeman, 1994)
[23] Il nuovo testamento. Matteo: 29. Parabola dei
talenti. “Poiché a chiunque ha, sarà dato ed egli sovrabbonderà; ma a chi non
ha, sarà tolto anche quello che ha.”
[25] Gitte Lindgard della
Carleton University di Ottawa su Behaviour and Information Technology. Lo studio ha dimostrato che la prima impressione
è quella che conta ed è anche quella che perdura nel tempo (Halo Effect).
[27] Negli esperimenti compiuti ad Harvard dalla Dr.ssa
Lene Hau e colleghi (Naomi S. Ginsberg, Sean R.Garner), si è dimostrato che un
impulso lento di luce può essere fermato e “immagazzinato” in un condensato di
Bose-Einstein (in sigla: BEC), per poi venire nuovamente “ravvivato” da un
altro condensato completamente differente, posto a 160 micrometri di distanza.
L’informazione viene trasferita attraverso la conversione dell’impulso ottico,
in un’ ”onda viaggiante di materia”.
[28]
Ginestra Bianconi e Laszlo Barabasi. “Bose-Einstein Condensation in Complex Networks”. Physical Review
Letters 5632-35, 86, 2001
[29] Cornell E. A. and Wieman C.E., “The
Bose-Einstein Condensate”. Scientific American, 40-45. Marzo 1998
[30] La
condensazione di Bose-Eintein è una transizione di fase causata esclusivamente
dalla statistica quantistica, differentemente dalle altre transizioni di fase
(e.g. solido-liquido; ferromagnetismo; superconduttività) che dipendono dalle
interazioni tra le particelle. A T== si forma un’onda di materia coerente che
comprende tutte le particelle nello stato fondamentale del sistema.
[31] Ginestra Bianconi
intervistata da Daniele Frongia 19
gennaio 2009
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