31 SCIENZA E FEDE
In questi ultimi quattro secoli il divario tra scienze naturali e scienze umane, come tra la fede e la scienza, è andato accentuandosi e la nostra realtà umana, in analogia a quella che ci circonda e di cui noi stessi facciamo parte, sembra appartenere ad un mondo dissimile e separato. Da un lato il mondo fisico e dall’altro quello più strettamente umano. Questo stato di cose è il frutto del riduzionismo, che deriva dal suo primo battito d’ali: dalla concezione metafisica di Democrito, che considerava tutta la realtà come una piramide: le società vengono inquadrate da leggi, che derivano da quelle dei singoli individui, gli organismi sono condizionati da quelle che condizionano le cellule e queste a loro volta sono soggette ai rapporti delle molecole biologiche e, alla fine, dalla fisica e dalle singole particelle. Qualsiasi livello della realtà è chiarito dalle strutture e dalle dinamiche del livello inferiore. La scienza pertanto con questa visione viene considerata come una precisa scala che origina dal particolare e dalla conoscenza delle particelle elementari e, gradino dopo gradino, si sviluppa in base alla conoscenza del gradino precedente. Questo concetto, essenza del riduzionismo, considera di conseguenza qualsiasi espressione umana: la filosofia, la poesia, la psicologia, la legalità, non meritevoli di rientrare nell’ambito scientifico e certamente apporta una visione limitata e non completa della realtà in cui siamo immersi.
La divisione tra scienze fisiche e quelle umane: letteratura, poesia, arte, psicologia, storia e diritto, sembrano essere espressioni di un mondo diverso, benché facciano parte dello stessa realtà umana. La causa di questa situazione schizofrenica è da ricercare nel riduzionismo, che, se da un lato è stato il motore e l’essenza del progresso scientifico, dall’altro ha reso le due sfere della conoscenza e della vita umane non dialoganti.
La meraviglia che proviamo nell’osservare la natura stessa: i suoi colori, l’alba, il mare in tempesta o l’incanto che avvertiamo nell’ascoltare una poesia o le note di una composizione musicale o la soddisfazione nel comprendere i sottili e pregnanti significati dei ragionamenti filosofici o l’orrore dei cataclismi o di quelli ancor più incomprensibili frutto della storia e delle ideologie; tutta questa realtà è considerata slegata e disgiunta dal mondo della scienza, pur facendo parte della nostra realtà umana. La realtà dei valori di conseguenza non presenta alcun fondamento scientifico.
Questa situazione fu messa in evidenza già nella metà dell’ottocento da Wolfgang Kohler [1] nel libro “Il posto dei valori in un mondo di fatti”, in cui denunciava l’assenza dei valori nel mondo reale, tanto che, sempre a causa del riduzionismo, alla fine della seconda guerra mondiale i filosofi esistenzialisti francesi stigmatizzarono che l’universo e la vita erano prive di significato e senza il minimo valore. Perché proprio nell’ambito del riduzionismo le scelte sono estranee all’umanità, perché la realtà è considerata asettica, fredda, innaturale. Il linguaggio teleologico è inesistente, è al di fuori, perché le scelte non appartengono alla fisica, mentre se la mentalità riduzionistica fosse superata potremmo arrivare a considerare le scelte nell’ambito dell’universo stesso, perché anche l’universo è senza alcun dubbio carico di valori e di significati.
Il “fare” ed i valori rappresentano l’espressione contemporanea dell’emergenza evolutiva e non rappresentano attività e comportamenti separati: il nostro mondo è sempre avvolto dal profumo dell’umanità e della poesia. Ed é una triste constatazione osservare i laici agnostici giudicare la spiritualità cosa sciocca, perché è una dimensione umana, è un mistero, che al pari dei fatti, dovrebbe essere studiata in maniera scientifica, liberamente e senza pregiudizi di alcun genere. La separazione che esiste tra il mondo dei fatti e quello dei valori rende il mondo privo di un’etica globale.
La curiosità è l’attitudine universale delle specie viventi e rappresenta l’elemento che si è evoluto costantemente sino dalle prime manifestazioni “culturali” della nostra specie. E, poiché questa forza primigenia, connaturata alla sensibilità umana si è sempre manifestata negli individui dotati di particolarità che li rendevano agli occhi dei compagni di viaggio più dotati ed idonei al comando sia in ambito familiare che tribale o dei gruppi che si andavano formando accomunati dal comune linguaggio, questa particolarità che possiamo definire “culturale, di tipo religioso” ha trovato fertile sviluppo in strutture che definirei di tipo “temporale” e che spesso ha provocato storture che poco hanno a che fare con quella forza mistica primigenia che sin dai primi anni di vita ha fatto piangere il bimbo alla scomparsa del sole al tramonto e lo ha fatto sorridere e meravigliare all’alba!
Allo stato attuale poiché dovremmo essere consapevoli di appartenere ad un universo emergente, dove l’autorganizzazione e la creatività persistente in ogni struttura e in ogni rete naturale, ci suggeriscono esplicitamente il senso sacrale dell’universo stesso: sensazione che ci induce a considerare priva di significato la divisione attualmente esistente tra le scienze naturali e le discipline umanistiche, tra la scienza e la fede, per indurci ad abolire il mondo dicotomico dei fatti disgiunti dai valori, e ci potrebbe far assaporare una visione completa della realtà offrendoci un etica globale e facendoci riscoprire la sacralità del mondo.
L’esistenza e le possibili manifestazioni di quell’ente supremo che chiamiamo Dio, connaturato alla mente umana e che rappresenta la base ed il fulcro sul quale le religioni storiche, i ciarlatani e gli imperi hanno lucrato e nel nome del quale sono esplose guerre, stragi, sensi di colpa e speranze ideali deve essere valutata con rigore scientifico. In tal modo comprendendo, criticando o considerando su piani diversi, forse per arrivare ad integrare la sua esistenza o comprenderla in profondità al di sopra dei facili preconcetti e delle visioni metafisiche.
Io dividerei gli umani nei riguardi della fede in esseri che hanno fede, quella apparentemente vera; esseri che hanno fede agli occhi degli altri; esseri che non si pongono alcun problema; esseri che con convinzione non ne hanno, esseri che vogliono apparire senza fede e pochi che, ponendosi il problema la ricercano. A tal proposito ricordo il motto olimpico: “Importante è partecipare”. E tutti partecipiamo: la maggior parte nelle vicinanze del traguardo. Vita e Morte: un binomio impossibile?
Scienza e Fede: un binomio impossibile? Può uno scienziato essere credente? E un credente essere un valido scienziato? Einstein a tal proposito aveva affermato: “La scienza senza religione è zoppa e la religione senza la scienza è cieca”. E Pasteur soleva dire: “Un po’ di scienza allontana da Dio, ma molta scienza riconduce a Lui”.
Il secolare conflitto tra religione e scienza è stato recentemente affrontato da Riccardo Chianberge in “La Variabile Dio” [2], interloquendo con due studiosi di fama e di opposte convinzioni: il gesuita George Coyne [3], astronomo di Papa Wojtyla e Arno Penzias [4] dichiaratamente ateo e Nobel per la fisica nel 1978 per la scoperta della radiazione cosmica di fondo. I due scienziati, definiti dall’intervistatore: “viandanti di Tucson”, hanno parlato per ore del Big Bang, di ateismo, di creazione e di evoluzione, della religione cristiana e di ebraismo citando il teorema di incompletezza di Godel [5], la conversione di Stenone [6], proclamato Beato da Giovanni Paolo II, e ricordando Richard Dawkins [7], convinto divulgatore che ogni religione presenta lo stesso errore fondamentale: l‘illusoria credenza dell’esistenza di Dio, da cui deriva la pericolosa sicurezza e convinzione di conoscere una verità sacra e pertanto indiscutibile [8], al punto da definire la religione nel suo ultimo testo ”L’illusione di Dio”: una sorta di malattia mentale!
I due scienziati hanno discusso a trecentosessanta gradi passando dalla teoria delle stringhe al bosone di Higs, la particella di Dio, dal museo dei creazionisti americani alla Specola del Vaticano, ribadendo entrambi l’importanza dell’autonomia tra scienza e fede. La conclusione a cui sono pervenuti è di speranza: il conflitto del pensiero tra i due mondi è evitabile, benché ci siano numerose divergenze: Penzias non crede nell’esistenza dell’anima e di Dio e George Coiyne considera il lavoro scientifico inseparabile dalla preghiera e dal rapporto col Creatore. Entrambi sono ugualmente uniti dalla convinzione che fede e scienza non sono incompatibili e che la ricerca deve essere liberata da condizionamenti sia ideologici che religiosi e non deve trasformarsi in ideologia.
Le strade sono ancora lontane, ma è avvertita la necessità di dialogo per superare da una parte il fondamentalismo e dall’altra l’ateismo dogmatico. Fede e scienza devono rispettarsi a vicenda come due sfere autonome di pensiero e la ricerca deve essere libera da condizionamenti ideologici e tantomeno religiosi. E’ un piccolo, ma grande passo! Il minimo.
Io parto dal presupposto che la scienza e la fede non dovrebbero mai essere considerate percorsi divergenti, sono tutt’al più convergenti, perché entrambe hanno come obbiettivo arrivare alla visione completa della realtà e della verità.
La vera scienza riesce a svelare la natura e per alcuni permette di intravedere la mente di Dio, ma per i più scienza e fede non si possono fondere né possono sostituirsi l’una all’altra, pur avendo entrambe lo stesso obbiettivo: quello di chiarire il mondo e, nel mondo, noi stessi.
La scienza si basa e si sviluppa accompagnandosi col dubbio, che di volta in volta viene chiarito attuando il metodo del ragionamento, che richiede come base una verità accertata ed accettata; una sorta di assioma matematico da cui si possono provare i teoremi continuando ad usare la logica deduttiva.
La religione dovrebbe considerare la scienza come mezzo per avvicinarsi a Dio. Ma la fede e soprattutto la religione sono per antonomasia dogmatiche, sono assolutiste e non ammettono ragionamenti, che secondo le strutture gerarchiche sono considerati fuorvianti. Basti pensare che secondo le sacre scritture il mondo si sarebbe formato 4.000 anni prima della nascita di Cristo! O ricordare la frase del califfo Omar nel dare alle fiamme la maestosa biblioteca di Alessandria nel 641: “Se il contenuto dei libri si accorda con il libro di Allah, noi possiamo farne a meno, dal momento che il libro di Allah è più che sufficiente. Se invece contengono qualcosa di difforme, non c' è alcun bisogno di conservarli. Procedi e distruggili».
Sono due esempi da ricordare al pari dell’assassinio di Ipazia [9], al rogo di Giordano Bruno [10] e del processo a Galileo [11]!
Credo, dovrebbe prevalere il buonsenso: le verità che la scienza ci dimostra continuamente sono realmente inequivocabili e la religione tutt’al più, tenendo conto di queste incontrovertibili verità, dovrebbe semplicemente fare un passo di umiltà, ponendosi al di sopra delle beghe di pollaio, che talvolta e, spesso purtroppo, in certi ambienti si manifestano.
Nell’ultimo libro di Freeman Dyson [12]: “Lo scienziato ribelle” vi è un capitolo che riguarda i rapporti tra fede e scienza, affrontato da due illustri interlocutori: il Nobel Richard Feynman [13] eclettico ed istrionico fisico ed il teologo John Polkinghorne [14]. Nel libro di questo teologo “Belief in God in an Age of Science” [15] nel II capitolo “Finding Truth-Science and Religion comparated” viene sviluppato un raffronto tra la storia della scienza e quella della religione cristiana. Un paragone tra la novità della meccanica quantistica alla fine del XX secolo e la comprensione teologica della natura di Gesù sino ad oggi dipanato in cinque fasi ciascuna delle quali rappresentate nei rispettivi capitoli: il primo periodo in cui viene comparata la morte, l’enigma della resurrezione di Gesù e l’interpretazione di San Paolo con la contestazione in fisica verso la meccanica classica dopo la scoperta dei quanti di luce e degli enigmi degli spettri atomici. Il secondo periodo prende in considerazione l’ortodossia e le eresie in religione con la confusione tra la fisica classica e quella dei quanti. Il terzo periodo é quello del trionfo nel 1925 della meccanica quantistica e in campo religioso il Concilio di Calcedonia [16] nel 451 in cui i teologi convenuti promulgarono la dottrina concernente la duplice natura umana e divina di Gesù, da accettare come un articolo di fede. Il quarto periodo è quello della lotta incessante in fisica tra i paradossi dell’interpretazione della teoria quantistica e la sua limitazione al mondo atomico e in religione quella riguardante l’incarnazione di Gesù. L’ultima fase del lungo cammino che ancora si tenta di dipanare sia in fisica che in teologia è quello delle idee con profonde implicazioni, ma lontane dal giungere a verità finali incontrovertibili.
Questi due percorsi in campi diversi sono due aspetti di un’avventura intellettuale simile, che secondo Dyson rappresentano una visione grandiosa, suffragata da prove storiche a sostegno delle tesi esposte nei rispettivi campi, ma non è condivisibile, perché è evidente una diversità cruciale – che anch’io condivido – tra scienza e religione: la scienza verte sulle cose, la teologia sulle parole. La fisica si comporta ovunque allo stesso modo; la teologia necessita dello stesso ambiente culturale, che se non sussiste, non può essere suffragata; ad esempio le parole “incarnazione” e “trinità,” che per la cultura religiosa presentano implicazioni profonde, non sono comprensibili a chi non possiede quell’atmosfera culturale specifica. Si potrebbe comunque obiettare che la fede non si basa sull’oggettività, ma è una percezione soggettiva profonda e che come tale è anche inquinata da ancestrali e primitive sensazioni per nulla razionali. La scienza invece studia razionalmente i processi materiali del mondo mentre la religione s'interessa di questioni più profonde: indaga sul senso della vita, s'interroga sull'esistenza di un significato soprannaturale e su un obiettivo, che si trova al di là di ciò che accade e, per esprimersi con termini fisici: al di là di una transizione di fase, dove nessuno vede, ma solo alcuni avvertono.
Ho visto in una stazioncina nei pressi di Trento un albero; mentre il treno stava per fermarsi, e quando lo stridore dei freni si è dissolto nel silenzio irrealmente subentrato, ed il treno con un sussulto si è fermato, l’albero che mi sembrava unico, era in realtà formato da tre diversi alberi affiancati: ho pensato alle tre religioni monoteistiche, diverse, ma unite dalla stessa aspirazione ad elevarsi formando un’unica essenza.
La diatriba: scienza-religione credo possa essere risolta considerando la realtà (il creato per le religioni), come frutto e risultato ed espressione delle leggi fisiche e della trama matematica che costituisce e ne rappresenta la base, su cui si sovrappone la contingenza, che ad essa si unisce seguendo sia le leggi universali che le modificazioni plasmate dalla stessa contingenza. Trama matematica e contingenza: i due lati cardini della stessa realtà.
Il punto di partenza per i credenti è la divinità; e dal Dio, che tutto crea, modifica e sviluppa. Questa visione, questo giustificare ciò che non si conosce come risultato determinato da un’entità sovrastante è propria dei bambini, che nel padre vedono l’artefice di qualsiasi evento non spiegabile, anche quando lo stesso padre è all’oscuro di tutto! Diversa è la ricerca razionale che parte da un dato minimo, sicuro, e si sviluppa cercando e risolvendo i perché degli eventi sempre più elevati e comprensivi della realtà già conosciuta. Si evidenzia in questi due percorsi un elemento che li differenzia: il percorso che nasce dall’alto, quello religioso e quello che parte dal basso, che studi recenti sulle dinamiche naturali hanno svelato essere vero perché dimostrato dai fatti: strada evolutiva attuata da noi stessi e anche dalle formiche, che rappresentano la dimostrazione più lampante ed inequivocabile di un’autorganizzazione sociale sul nostro pianeta! Questa è ovviamente una visione che si basa su dati scientifici che in una certa misura (Big Bang) sono accettati anche dalla religione.
Ma come non avvertire il senso della vita dallo sfogliarsi del Vangelo ad opera del vento sulla bara di Papa Woitila sulla grata di San Pietro o considerare negativamente il lato commerciale della vicenda di Padre Pio da Montalcino, quando a San Giovani rotondo, in una fredda serata la terra tremò nell’istante in cui fu stabilita la promulgazione della sua santità? Feynmam, il critico della religiosità, direbbe che erano episodi contingenti dovuti all’associarsi casuale di due distinte dinamiche; ma lo stesso fisico Feynman potrebbe giustificare gli stessi eventi come espressione dei salti quantici di Bohr suggeriti da Kierkegard [17]. Bohr infatti considerò lo stato stazionario dell'atomo come uno degli stadi dell'esistenza di Kierkegaard e paragonò il "salto" degli elettroni da un'orbita all'altra alle transazioni brusche e inspiegabili dell'io [18]. Analogie che spinte in avanti potrebbero investire il famoso "principio di complementarità" [19], una estrapolazione del principio di Heisenberg, proposto da Bohr nel 1927 per conciliare l'ineliminabile dualismo "onda-corpuscolo" manifestato dalle particelle. Questi accostamenti tra la fisica di Bohr e la filosofia di Kierkegaard possono sembrare forzati e forse lo sono, ma rappresentano comunque un significativo esempio di interdisciplinarietà che realmente hanno inciso sul corso della moderna fisica.
A questo punto potremmo, ma può sembrare fantascienza, prospettare che l’aldilà sia il risultato di una transizione di fase originata dal complesso immateriale, originato a sua volta dal substrato materiale delle nostre attività cerebrali! A tal proposito cito l’esperienza, documentata durante uno studio elettro-encefalo-grafico eseguito ad una ragazza affetta da epilessia: la stimolazione di un gruppo di neuroni della sua corteccia temporale le ha procurato la sensazione dell’esistenza di un altro sé [20],[21] durante l’intervento. Oppure ricordare, con una visione più spirituale, ciò che Hising Gon [22] era solito ripetere: “Il vuoto è come l’acqua, l’esistenza come le sue onde”. Esempio che si materializza nel mondo dei quanti, ove l'elettrone presenta unitariamente la massa e l'energia.
Viviamo sotto la volta del cielo: la sfera celeste. I nostri piedi poggiano sulle pietre quadrate; noi “della terra di mezzo” tra la perfezione della simmetria della sfera del cosmo e la precisa e lineare superficie del nostro mattone, abbiamo da secoli senza averne coscienza, intuito che le due entità: la circonferenza ed il quadrato sono collegati da un infinito confine tra la simmetria dell’Universo ed il nostro mondo preciso e lineare; il confine tra la circonferenza ed il diametro del cerchio, cioè il Pi Greco [23], numero irrazionale e infinito. Ecco, in termini astratti per analogia, anche questa entità potrebbe rappresentare l’esempio di demarcazione tra il mondo della scienza e quello della fede.
L’attuale mondo scientifico, ma soprattutto la cultura corrente, continua a percorrere la strada di Newtoniana memoria, pur avvertendo ultimamente la presenza del vento della Complessità, e continua a non considerare da quasi un secolo la meccanica quantistica e di conseguenza non traendo insegnamento dall’indeterminazione di Heisenberg all’infuori di una ristretta e limitata schiera di fisici teorici. Considerare questo enorme capitolo della fisica, integrandolo con la realtà che ci circonda, potrebbe certamente chiarire una marea di situazioni, che a volte per le intrinseche limitazioni dei soggetti addetti alla ricerca, sono relegate nell’ambito del “paranormale” dell’”esoterismo” e della “magia”e della “fede”; si potrebbe costituire una rete scientifica e cognitiva integrata tra il mondo interno e quello matematico del mondo. Del resto se è vero che la curiosità è una caratteristica di noi umani è pur vero che siamo conosciuti anche per la nostra caparbietà e per la stabilità e la radicalizzazione granitica del mantenimento delle nostre idee, limitate e spesso errate!
Per giustificare la fede, che è una rete immateriale di assonanza e condivisione, e integrarla con la scienza dovremmo considerarla con il metro della meccanica quantistica, come i tamburi quantistici di Bohr, che hanno dissolto la corporeità degli elettroni ed hanno giustificato la distribuzione degli zeri della funzione zeta di Rieman (Capitolo 17). Questa visione non costituirebbe una rivoluzione, ma un approfondimento verso la Verità.
Eventualmente potrebbe rappresentare una rivoluzione epistemologica per renderci ancor più vicini al vero miracolo dell’Universo, che è l’Universo stesso!
Da questa futuribile integrazione culturale anche la nostra religione cattolica, come tutte le altre, potrebbe giustificare scientificamente e includere il nostro Spirito Santo come modello di Uomo nel tessuto dello spazio, espressione della consonanza universale, in analogia con la risonanza della meccanica quantistica! Del resto come la Trinità, espressione matematica del rapporto aureo!
Nelle prime due righe delle Premesse di questo libro ho esordito con una frase lapalissiana: “Siamo forniti dei cinque sensi ed il mondo ci appare limitatamente alla possibilità di conoscenza”. Quando affermo che qualcosa esiste, pensiamo ad un qualcosa che si può toccare o che possiede una massa; ma non tutte le cose possono essere toccate e posseggono una massa: ad esempio se pensiamo al Concerto per violino e orchestra di Tchaikovsky, pur avendo tra le mani il CD della registrazione, tocchiamo un qualcosa, che sappiamo contenere un insieme di molteplici realtà: il dischetto, la traccia di registrazione e via discorrendo: realtà tutte, che solo la nostra mente ci fa comprendere e condensare in un simbolo, che associamo ai nostri eventuali molteplici ricordi della sinfonia per violino ed orchestra di Tchaikovsky. E questo esempio vale per tutto ciò che noi consideriamo prettamente materiale: anche un sasso, lo consideriamo sasso e sappiamo che è costituito da molecole ed atomi, tanto tra loro distanti, da indurci a pensare che il sasso dovrebbe essere milioni di volte più piccolo, perché pieno di vuoto!
Se poi spostiamo in altri campi la nostra attenzione e l’interesse per altri termini: vita, crescita, cultura, percezione: con il linguaggio, solo traducendo i termini, posti come esempio, in attività, cioè nel verbo corrispondente, può – sempre con una rete di conoscenza su piani diversi – farci intendere questa entità astratta, ma da noi percepita come materiale. Entità che risulta tale per le reti di causualità cui è legata idealmente. In effetti ogni cosa è legata ad altre: nulla nel mondo è diviso. Immaginiamo che questa non divisione esista solo per la fisica, ma anche nell’ambito fisico sappiamo che ogni cosa è collegata ad altre con la forza gravitazionale, con l’emissione di energia termica, elettrostatica, con la risonanza magnetica nucleare: tutte manifestazioni che i nostri cinque sensi non possono, se non in minima misura essere percepite, perché non siamo in grado di percepirle. Senza considerare che l’univeso possa essere un ologramma come prospettato da David Bohm (Capitolo 14).
Questo per indicare che la materia è intrisa di elementi, scientificamente accertati, che possiamo allo stato attuale definire “auree non materiali” della materia stessa e che i nostri sensi non riescono a percepire. La conoscenza di questi elementi sono da noi, della “terra di mezzo”, solo in minima parte conosciuti.
Ma torniamo al tema Scienza e Fede, possiamo intuire o avere la speranza di riuscire, sforzandoci, a far emergere una sorta di riconciliazione tra Scienza e Fede, tenendo a mente che entrambe tendono alla verità e che entrambe attualmente commettono un errore comune di fondo: quello di considerarsi a priori depositarie della Verità, con una evidente e importante differenza: la scienza, che considera la realtà essere oggettiva al cento per cento, e le religioni che considerano vero ciò che è stato detto, scritto, tramandato. E ritorno a dire che la Scienza di volta in volta può cancellare alcuni dati precedentemente ritenuti veri e poi dimostratisi erronei, mentre nella fede l’assolutismo della verità assoluta è già di per sé irrazionale e pertanto da criticare, perché sconfina solo nel fondamentalismo.
Ora comunque siamo a conoscenza che qualsiasi corpo sia materiale che immateriale è complesso, perché costituito da componenti e da parti in connessione ed in relazione tra loro anche se su piani diversi.
Lo studio della Complessità è quello di analizzare la struttura e l’organizzazione globale delle varie parti. Come ho accennato nella prefazione, siamo entrati in una fase della conoscenza, in qualsiasi campo dello scibile, che non si basa più sul riduzionismo, sullo studio del particolare, ma si propone di comprendere e di indagare i rapporti e le connessioni tra gli elementi costitutivi, con una visione unitaria, complessiva; emerge inoltre in tutte le dinamiche evolutive la forza autorganizzativa dell’Universo tanto da indurci a prospettare, insieme a Kauffman [24] che l’unica idea che teleologicamente abbia senso, sia quella di rimuovere il Dio sovra naturale, sostituendolo con quello che osserviamo nell’Universo stesso creativo e parimenti sacro. Un Dio pienamente naturale identificato con la creatività stessa dell’Universo, e una sua concezione che può essere uno spazio spirituale condiviso da tutti: credenti e non credenti. Il proscenio dello studio sulla complessità fa emergere, e può essere paragonato alla visione del filosofo Platone o quella di Kant che era convinto che al di là delle apparenze si celasse una realtà più profonda; l’apparenza non è altro che l’ombra della realtà, visione ben illustrata nel mito della caverna nel dialogo del “La repubblica” di Platone, quando il pensatore considerava gli uomini incatenati in una caverna con la schiena rivolta all’ingresso e lo sguardo verso la parete. Fuori della caverna c’è il mondo e gli uomini incatenati vedono la sua ombra proiettata sulla parete della caverna, come su di uno schermo. L’uomo però non è consapevole della sua condizione, l’ombra per lui è la realtà. Ora la scienza, per la prima volta ci fa intuire ed intravedere la verità sottesa alla realtà: la verità delle ombre, e si è giunti a decifrare la natura non come congettura filosofica di pochi eletti, ma dall’osservazione stessa e dallo studio del mondo del reale. Riusciamo a conoscere la realtà, la sua struttura al di là della sua immagine proiettata sulla parete della caverna. E se di ombre dobbiamo parlare dobbiamo avere coscienza ed insistere sull’ombra determinata dalla nostra immensa ignoranza. E dopo essere riusciti ad intravvedere la realtà delle immagini o delle sue ombre, ci troviamo dinnanzi ad irte montagne, a nuovi misteri: alla struttura stessa del nostro Universo ed alle sue infinite o finite (10.800) esistenze [25], che Giordano Bruno quattrocentododici anni fa aveva prospettato finendo poi al rogo!
Ci accorgiamo, anche in questo caso, che il mistero che ci avvolge presenta anch’esso un comportamento di tipo frattalico, maggiormente misterioso in quanto valutato a scala di grandezza superiore. Ora il mistero si espande oltre il confine stesso dell’Universo. In definitiva ad ogni cambiamento di fase ci troviamo di fronte alla nostra infinita ridotta essenza, che possiede contemporaneamente la nostra infinita possibilità di conoscenza. E la nostra vita potrebbe essere come quella del bruco: “Ciò che per il bruco è la fine del mondo, per il resto del mondo è una bellissima farfalla [26]”.
All’inizio del capitolo “Il lato matematico del mondo”, dopo la citazione di Edwin Shoeredinger: “ Il compito non è tanto di vedere ciò che nessuno ancora vede, ma quello di pensare ciò che nessuno ha mai pensato a proposito delle cose che tutti vedono”, ho aggiunto una mia considerazione lapalissiana: “Perché la verità è sempre sotto i nostri occhi”. E se per alcuni la Vita e l’Universo sono un gioco, concludo che Dio raramente gioca a dadi, e se li butta, li butta lontano [27], dove solo pochi li possono leggere e nel frattempo – aggiungo - ha spesso a che fare con la sabbia e le patate [28].
Ma Dio é il Vecchio sfrattato dal mondo? No. E’ nel Mondo, nell’Universo stesso, nella forza dell’auto-organizzazione. Nella parte matematica dell’Universo.
E per quanto riguarda la contingenza (?): c’è spazio per la preghiera! Tanto più che l’essere Uomo si contraddistingue per il suo sconfinato opportunismo, che gli fa tener conto dei danni e dei benefici delle proprie azioni, anche se non sempre sia cosciente di questa logica nascosta. E aggiungo, per quanto possa valere la mia supposizione, che la contingenza potrebbe venir considerata come un affioramento delle regole del mondo dei quanti nella “terra di mezzo” e rappresentare il tentativo di una strutturazione matematica dell’indeterminazione di Heisenberg. Potremmo prospettare la contingenza come l'effetto farfalla dell'indeterminazione di Heisenberg del mondo dei quanti sulla nostra terra di mezzo! Una sorta di vibrazione quantistica che fa capolino ed influisce sulle dinamiche del nostro mondo.
Ed esiste anche la verità di cui non teniamo conto: quella che gli atomi di cui siamo costituiti hanno tutti avuto origine, direttamente o indirettamente, dal Big-Bang, e che esisteranno nella “terra di mezzo” finché il tempo esisterà. Bombe atomiche permettendo!
………..Ah, dimenticavo dirvi che prima di venire alla luce eravamo nel buio del vuoto e che dopo la morte ritorneremo nel vuoto, che si rivela alla nostra mente come un mezzo complesso [29] brulicante di attività spontanea; forse nasceremo in un’altra realtà, perché ora stiamo vivendo una transizione di fase in cui la gravità ed il tempo fanno da padrone.
[1] Psicologo tedesco esponente della psicologia
gestaltica. La psicologia gestaltica
studia l’iterazione tra l’uomo e le forme. Ossia, come la percezione delle
forme diviene esperienza psicologica. Il modo come si struttura questa
esperienza psicologica segue leggi universali. Per esempio, il cerchio tende a
esprimere sempre la medesima sensazione, al di là di cosa abbia forma
circolare.
[2] “La Variabile Dio ”.
Riccardo Chiaberge. Longanesi Ed. 2008
[3] George Coyne È stato direttore della Specola
Vaticana dal 1978
al 2006.
Il giornale Daily Mail ha avanzato l'ipotesi che la
destituzione da direttore della Specola Vaticana fosse dovuta alla posizione
del gesuita a favore del neodarwinismo
[4] Arno
Penzias Arno Penzias ha vinto il premio Nobel per la fisica nel 1978, insieme a
Robert Wilson, per i suoi studi di astrofisica, cosmologia e radioastronomia
per aver scoperto la radiazione cosmica di fondo.
[5] Kurt Gödel (1906 – 1978) è stato un matematico,
logico
e filosofo
statunitense, ritenuto uno dei più grandi logici di tutti
i tempi insieme a Frege
e Aristotele.Noto
soprattutto per i suoi lavori sull'incompletezza delle teorie matematiche.
[6] Nicola
Stenone (Niels Stensen 1638 – 1686)
geologo
e anatomico danese
originariamente luterano, si convertì al cattolicesimo.
Fu ordinato dapprima sacerdote e, poi, vescovo.
Per i suoi studi è considerato il padre della geologia e della stratigrafia.
[7]
Etologo, biologo evoluzionista, divulgatore scientifico e dichiaratamente ateo
che ha introdotto una nuova visione per comprendere il processo evolutivo
sviluppato nel testo: “Il gene egoista”.
[8] Come le bandiere che
servono per aggregare e non per giustificare.
[9] Ipazia
(370 –415) matematica,
astronoma
e filosofa
alessandrina. Martire del paganesimo e della libertà di pensiero. Secondo il contemporaneo
Socrate Scolastico nel marzo del 415 un gruppo di monaci,
guidati da un lettore di nome Pietro, si appostarono per sorprendere Ipazia al
suo ritorno in casa: «Tiratala giù dal carro, la trascinarono fino alla chiesa
che prendeva il nome da Cesario; qui, strappatale la veste, la uccisero usando
dei cocci. Dopo che l'ebbero fatta a pezzi membro a membro, trasportati i brani
del suo corpo nel cosiddetto Cinerone, cancellarono ogni traccia bruciandoli».
[10] Rogo
di Giordano Bruno a campo dei Fiori il 17 febbraio 1600. Giordano Bruno viene
denudato, legato ad un palo e bruciato vivo in Campo dei Fiori a Roma. Esortato
ad abbandonare la sua teoria relativa alla pluralità dei mondi, e interrogato
sotto tortura, dichiarò che non era disposto a ritrattare perché non ha di che
pentirsi.
[11] Il processo a
Galileo
Galilei, sostenitore della teoria copernicana sul moto dei
corpi celesti in opposizione alla teoria aristotelica-tolemaica sostenuta dalla
Chiesa
cattolica, iniziò il 12 aprile 1633 e si concluse il 22 giugno
1633, con la sua condanna
per eresia
e con l'abiura delle sue concezioni astronomiche.
[12]
Fisico eminente e intellettuale naturalmente aristocratico, Freeman Dyson può
essere a buon diritto considerato uno fra i testimoni più attenti e sensibili
del nostro tempo.
[13]
Premio Nobel per la fisica nel 1965, assieme a Sin-Itiro Tomonaga e Julian
Schwinger che svilupparono un nuovo formalismo per la meccanica quantistica, che venne in
seguito adattato all'elettrodinamica quantistica.
[14] John Polkinghorne, pastore anglicano e fisico, membro della Royal Society.
[15] “Belief in God in an Age of Science”. J. C. Polkinghorne, John Polkinghorne - Yale University Press - April 2003
[16] Venne
convocato dall'imperatore romano d'Oriente Marciano e da sua moglie, l'imperatrice Pulcheria. Le sedute cominciarono l'8 ottobre
451 e contarono fra i
cinquecento e i seicento vescovi. In continuità con i Concili precedenti, vennero
trattati argomenti cristologici.
[17]
Secondo uno studio di Lewis Samuel Feuer, la filosofia di Kierkegaard potrebbe
aver suggerito a Bohr il suo modello di atomo.
[18] Per
Kierkegaard l'evoluzione spirituale di un uomo deve passare necessariamente
attraverso tre stadi, o sfere dell'esistenza, l'estetica, l'etica e la
religiosa.
[19] Il
principio afferma l'impossibilità di osservare contemporaneamente gli aspetti
corpuscolari e ondulatori perché l'osservazione di uno esclude automaticamente
l'altro.
[20] Neuropsychology: Stimulating illusory
own-body perceptions. Olaf
Blanke, Stphanie Ortigue, Theodor Landis & Margitta Seeck. Nature 419,
269-270 (19 September 2002)
[21] “Brain electrodes conjure up ghostly visions”. Published online 20 September
2006 | Nature | 443, 287
(21 September 2006)
[22] In “Lectures on three Buddist Stras”.
[23] Il PI
Greco esprime il rapporto tra la circonferenza e il diametro. Le cifre decimali
di π
sono infinite e la loro successione sembra sfuggire a qualsiasi regola, anche
se molti matematici pensano che non sia del tutto casuale: 3,14159265358979... Oggi ne sono state calcolate al
computer 1.241.100.000.000 cifre e siamo solo all’inizio, … perché le sue cifre
sono infinite.
[24] “Reinventare il sacro. La
nuova concezione della scienza, della ragione e della religione.” Codice Ed. Torino 2010
[25] Geoff Brunmfield “Our Universe: Outrangeous
fortune.” Nature 439, 10-12, 5 january 2006
[26] Lao Tse.
[27] Secondo Richard Feynman:
“Non solo Dio gioca a dadi, ma li lancia dove non possiamo vederli”.
[28] Le regole della criticità
autorganizzata espressione dalla dinamica alla potenza.
[29] Frank Wilczek in “ La
leggerezza dell’essere. La massa, l’etere e l’unificazione delle forze.” Giulio
Einaudi Editore Torino 2009
Merita di essere apprezzata questa ampia e documentata riflessione sul rapporto fra scienza e fede. Personalmente, apprezzo in modo particolare il riferimento a Giordano Bruno: la sua concezione dell'Infinito può ben ricomprendere quell'idea di 'complessità' che riesce ad armonizzare queste due ineludibili componenti dell'animo umano: scienza e fede. Scrive il grande Nolano: "Profonda magia è saper trar il contrario, dopo aver trovato il punto de l'unione", come a dire che i 'contrari' come cose e parole, oggetti e soggetti, materia e spirito e, appunto, scienza e fede provengono, venendone nel contempo ricompresi, pur sempre da quell'infinita, assoluta Realtà che resta lo scopo e il fine ultimo dell'umana esistenza. Qui scienza e fede possono e, ancor meglio, devono convergere in quella vera filosofia e profonda sapienza che Giordano Bruno chiama, appunto, 'profonda magia'.
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